50 ANNI DI ANCE TOSCANA – LE FONDAMENTA PER IL FUTURO
Firenze 5 ottobre 2023
Signore, Signori, Presidente, Onorevoli, colleghi, amici,
Un caloroso benvenuto e un grazie per aver accettato il nostro invito a prendere parte a questa giornata, per noi unica, che celebra i nostri primi 50 anni, il mezzo secolo di Ance Toscana.
50 anni sono un intervallo temporale, uno spazio, fondamentale per lo scorrere della vita di un essere umano, ma lo sono anche per una comunità e per la sua storia sociale ed economica soprattutto se pensiamo alla crescente e quasi inavvertibile velocità dei cambiamenti di cui siamo testimoni.
Se un intervallo di mezzo secolo vedeva cambiamenti quasi non percepibili nei secoli antecedenti l’800, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, questa velocità nella mutazione di condizioni economiche, sociali e culturali ha assunto valori esponenziali.
Nel 1973, al momento della istituzione di Ance Toscana, eravamo ancora nella prima repubblica, Giovanni Leone ne era Presidente, Giulio Andreotti il Capo del Governo.
L’Italia, con le elezioni del giugno 1970, si dota di un sistema compiuto di regionalismo, secondo il dettato costituzionale. Nasce la Regione Toscana e con essa sorge la necessità di darsi una struttura stabile, di rappresentanza del sistema delle imprese della filiera delle costruzioni verso il nuovo Ente: Ance Toscana.
Da allora siamo presenti nel sistema economico e sociale della Toscana rappresentandogli interessi delle imprese industriali del settore delle costruzioni a sostegno delle associazioni territoriali e delle loro associate.
Da allora ben 11 Presidenti, prima di me, si sono avvicendati alla guida di questa Associazione in quel ruolo che, da un anno, ho l’onore di ricoprire: un incarico per cui sento il “peso” della responsabilità di farmi voce e cuore di un settore che ha fatto la storia del nostro Paese, e così i tanti colleghi prima di me.
Francesco Conti (1973 – 1979); Piero Perracchio (1979 – 1981); Fausto Corvi (1981 – 1985); Franco Cerrai (1985 – 1986); Giordano Rosi (1986 – 1994); Fabrizio Pancani (1994 – 2000); Roberto Rossi (2000 – 2008); Stefano Varia (2008 – 2011); Alberto Ricci (2011 – 2014); Riccardo Spagnoli (2014 – 2018); Stefano Frangerini (2018 – 2022).
Abbiamo voluto ricordare questo evento, il nostro mezzo secolo, con un libro che presentiamo oggi e che vi sarà consegnato: “50 anni di ANCE Toscana. Edilizia fra tradizione e cambiamento”, un progetto al quale siamo molto affezionati perché è anche una raccolta delle esperienze di tutte le nostre associazioni territoriali di cui Ance Toscana è espressione e per le quali Ance Toscana esiste.
Avete visto in apertura il video con il contributo dei Presidenti in carica delle 7 territoriali: li ringrazio per la collaborazione e per questo grande lavoro che con noi hanno accettato di svolgere per lasciare un segno tangibile di questa esperienza.
(IL CAMBIAMENTO)
Ho accennato al concetto di cambiamento che ha caratterizzato questo mezzo secolo e che ha riguardato anche il settore delle costruzioni, settore erroneamente ritenuto poco reattivo all’innovazione e attaccato alla tradizione.
50 anni fa avevamo progetti redatti con il tecnigrafo, oggi abbiamo il BIM, che accompagna la digitalizzazione del cantiere e del suo processo produttivo; materiali innovativi, evoluzione tecnologica, soluzioni progettuali ed esecutive impensabili fino a pochi anni fa; (sta arrivando come un tornado l’intelligenza artificiale, dovremo farci i conti).
Ma c’è, accanto a questo, un’altra evoluzione, più ampia, culturale, legata alla consapevolezza che il settore edile è un attore determinante delle politiche ambientali in tutti i rami in cui queste si declinano: costruzione di edifici a basso consumo energetico ed antisismici, sicurezza del territorio rispetto a fenomeni di frane e smottamenti ed eventi meteo estremi, prevenzione per rischi idrogeologici, difesa delle coste, bonifica aree, efficientamento delle reti di distribuzione idrica ed energetica, costruzione e manutenzione di reti di trasporto e mobilità urbana, riqualificazione dei centri urbani.
Questo, oggi, è fare Edilizia. Il mercato è cambiato e le nostre imprese con esso.
(LE NORME)
Questa nuova e più attenta richiesta di impegno alle imprese, tuttavia, non sempre è stata accompagnata da una adeguata evoluzione normativa: in questi 50 anni non si contano i provvedimenti che si sono susseguiti in tema di appalti pubblici, né i cambi di impostazione; così come le modifiche in tema di bonus edilizi, anche con effetti retroattivi; oppure l’inadeguatezza di una normativa ambientale, urbanistica e paesaggistica che non tiene conto delle nuove esigenze abitative, produttive o semplicemente sociali.
Elementi comuni a tutta la legislazione sono sempre stati, negli anni, la complessità, la pesantezza del procedimento, l’incertezza e, soprattutto, il pregiudizio di sospetto nei confronti delle imprese e della Pubblica Amministrazione visti come soggetti “pericolosi” (questa, ad esempio, era la filosofia del D.L. 50/2016, il vecchio Codice appalti).
Tuttavia, il recente Codice dei contratti, entrato in vigore il 1° luglio, sembra finalmente aver cambiato impostazione sia nei confronti delle imprese che della Pubblica Amministrazione; in proposito non posso sottrarmi ad un ringraziamento nei confronti di Ance e della sua, nostra, presidente Federica Brancaccio per il gran lavoro svolto. Lavoro che non è ancora finito c’è qualcosa da cambiare e migliorare.
(IL SISTEMA BILATERALE)
Il settore dell’edilizia ha anche altre particolarità positive. A partire dagli anni ’70, il sistema delle costruzioni si è dotato di una importante rete di assistenza per i lavoratori e le imprese, un “sistema bilaterale”, fatto di Enti previsti dalla contrattazione collettiva di settore, amministrati pariteticamente da Ance e dalle organizzazioni sindacali di settore Feneal UIL, Filca CISL, Fillea CGIL.
Sono le Casse Edili, le Scuole Edili, e i Comitati Paritetici Antinfortuni – CPT; con questa scelta il settore, rappresentato appunto da Ance e dal sindacato, ha dimostrato una visione di lungo periodo ed una capacità di concepire relazioni industriali estremamente avanzate che, ancora oggi, costituiscono un esempio per tutto il sistema produttivo.
Voglio richiamare, in particolare, il tema della sicurezza sul lavoro, per la sua centralità e, purtroppo, per la sua attualità. L’impegno delle imprese Ance è stato crescente conseguendo risultati importanti che comunque non ci possono soddisfare perché, quando si parla di sicurezza sul lavoro, non si può mai dire di aver raggiunto pienamente l’obiettivo.
E sicurezza vuol dire anche regolarità del lavoro.
Siamo tutti coscienti del fatto che l’edilizia, per sua natura, si presta a soffrire, più di altri settori, di forme talvolta molto gravi di lavoro irregolare o, addirittura, nero, dove non si rispettano diritti fondamentali dei lavoratori e si alterano profondamente le condizioni della concorrenza tra le imprese con effetti fortemente distorsivi sul mercato.
Crediamo di interpretare anche il pensiero del Sindacato ribadendo la massima disponibilità del sistema bilaterale ad offrire collaborazione alla Regione, agli enti previdenziali, ai comuni per assicurare trasparenza e legalità al mercato delle costruzioni, nella percezione che le potenzialità del sistema non siano ancora state pienamente valorizzate.
(LA CARENZA DI FIGURE PROFESSIONALI)
Ho fatto riferimento al tema della formazione, per il settore edile elemento centrale anche e forse ancor di più rispetto ad altri settori produttivi.
In proposito voglio ricordare che nel 2022 è iniziata l’attività dell’ITS Accademia Tecnologica Edilizia- ATE, progetto fortemente voluto da Ance Toscana che ha trovato immediata risposta da parte della Regione cui rinnoviamo il nostro apprezzamento.
Negli ultimi anni il divario sempre più marcato tra scuola e mondo del lavoro è un tema che ci tocca molto da vicino.
Le esigenze professionali del nostro settore, per vari versi stimolanti, in continua evoluzione, non sembrano incontrare l’interesse dei giovani orientati verso mestieri ritenuti “migliori”.
Facciamo molta fatica a far capire che l’edilizia oggi è altro: è innovazione tecnologica e digitale, è sostenibilità energetica, è rigenerazione, è “nuove conoscenze” che devono trasferirsi in un tessuto imprenditoriale tradizionale e solido che ha fatto la storia delle nostre città; e che ha, come detto, un sistema di relazioni sindacali all’avanguardia che lo rende uno dei contratti di lavoro più vantaggiosi.
Dobbiamo ridurre il gap e in questo chiedo aiuto agli Istituti superiori e alle Università (alcune oggi presenti e che ringrazio) a cui rivolgo un appello a definire insieme percorsi di orientamento mirati, sia in ingresso che in uscita, che sappiano offrire veramente nuove visioni e opportunità ai giovani; noi siamo pronti.
I primi corsi di ATE nel 2022 hanno già consentito ad oggi, l’ingresso in azienda di 20 ragazzi su 25.
Ma occorre muoversi anche su altri fronti e Ance Toscana lo sa bene. Ci siamo così fatti promotori di alcune iniziative specifiche, come quelle volte a intercettare i migranti all’interno di percorsi di formazione mirati (e su questo insisteremo), ma anche come la sottoscrizione del Protocollo con il Provveditorato Penitenziario Regionale e l’associazione Seconda Chance, rivolto ai detenuti a fine pena degli Istituti penitenziari toscani.
(IL RAPPORTO CON LA P.A.)
Come ho accennato all’inizio non sempre le normative hanno risposto in maniera adeguata all’evolversi delle esigenze che venivano dalla società in genere e dalle imprese.
Ma lo stesso rapporto con la P.A. ha presentato e presenta aspetti che devono profondamente cambiare, seguendo per altro lo spirito che il nuovo codice sembra imprimere nei principi del primo articolato.
Noi operatori economici chiediamo di avere stabilità, perché nessuna impresa potrà intraprendere un percorso virtuoso, di crescita, mettendo in atto gli investimenti necessari, se non avrà un terreno di regole e politiche stabili nel tempo.
Per questo rivendichiamo la necessità di un rinnovato e più equilibrato rapporto con la Pubblica Amministrazione; oltre a meritarlo, basta ripercorrere la nostra storia, crediamo fermamente sia l’unico modo per affrontare le principali sfide che scadono in un futuro che è già oggi: rigenerazione urbana, transizione ecologica, PNRR da concretizzare.
Certamente vari esempi che oggi abbiamo ci inducono a pensare che molte cose devono cambiare perché si sta minando alla base l’affidamento che il privato deve riporre nello Stato; e allora consentitemi di fare un appello a voi politici, a voi amministratori:
- Basta con leggi che cambiano in corso d’opera e lasciano nella disperazione famiglie e imprese. Mi riferisco ai bonus, ai crediti incagliati, a migliaia di imprese sull’orlo del fallimento ed a famiglie che abitano in cantieri ormai fermi da tempo e senza via di uscita.
- Basta con le imprese che per lavorare fanno, di fatto, da cassa allo Stato. Ristori e SAL compensativi per caro materiali ancora non corrisposti e senza la certezza che lo siano. Rimborsi IVA, vedi Split Payment, con ritardi importanti. SAL per lavori pagati in forte ritardo.
- Basta con i bandi di gara che non adottano prezzari aggiornati, o a metodi di aggiudicazione che non premiano le imprese strutturate, corrette e sane.
- Basta con le logiche conservative di principio, con le normative obsolete che impediscono la rigenerazione sostenibile delle nostre città e del nostro territorio, e sbarrano l’accesso a nuove tecnologie o a pratiche innovative di recupero e riciclo.
- E basta anche con il non ascoltare. Non ascoltarci. Quando viene fatto i risultati poi si vedono.
IL FUTURO
Questo Paese ha assoluta necessità di rinnovarsi con riforme radicali, coraggiose, che incidano profondamente nella vita delle nostre comunità.
Riforma della giustizia, riforma fiscale e, forse la più necessaria e difficile, la riforma della P.A.
Rivedere competenze, procedure e modelli autorizzativi, con una visione di insieme che parli la lingua dei cittadini e delle imprese, semplificando le norme e sburocratizzando i passaggi, può essere la strada per ridisegnare il rapporto tra Ente Pubblico e soggetto privato. Fiducia e collaborazione però devono esserne i fari.
Riforme in genere che dovrebbero permettere di avere uno Stato non solo più efficiente e moderno ma anche più equo e giusto verso tutte le componenti della nostra società.
Quindi:
- una P.A. più qualificata, in grado di dare risposte;
- di conseguenza, un mondo imprenditoriale che possa operare in un mercato trasparente, equilibrato, che premia il merito, che permetta di installare e gestire cantieri dove qualità e sicurezza siano garantiti;
- i nostri dipendenti, ci tengo a precisarlo, che possano percepire uno stipendio più adeguato anche per una famiglia monoreddito.
Traguardi che dovrebbero essere la normalità, ma che diventano “ambiziosi” in un Paese come il nostro.
Oltre a tutto questo proviamo a guardare avanti fermandoci a riflettere però un momento. Definiamo, tutti assieme, una visione per il nostro futuro. Ascoltiamo tutte le componenti della società. Ormai c’è sensibilità anche fra la gente comune di temi come sostenibilità, inquinamento, salute, decoro.
Noi imprese siamo a contatto diretto, percepiamo quale idea di futuro si immaginano le famiglie, cosa desiderano per i propri figli, per l’ambiente in cui vivranno, per la città che li vedrà crescere.
Ed allora torniamo alla visione, definiamo, tutti assieme, un progetto, un cammino possibile, trasparente, dove ognuno possa, con chiarezza, fare la propria parte.
Definito questo occorrerà però un salto culturale sia dal pubblico che dal privato, stabilendo un rapporto nuovo, più stretto, rispettoso dei reciproci ruoli, dove collaborazione e fiducia siano, come detto, i cardini portanti.
Avere una programmazione stabile così da consentire a noi imprese di opere con certezze, certezze che non abbiamo più, ormai, da anni. Programmazione che consentirebbe di fare investimenti sicuri con un po’ di ottimismo per il futuro.
Il progetto non può che essere articolato su più settori.
- Abbiamo territori fragili in questo Paese. Sono purtroppo frequenti eventi calamitosi naturali: rischio idrogeologico, rischio sismico. A breve Ance presenterà il secondo rapporto Ance-Cresme proprio sullo stato di rischio del territorio italiano.
Occorre assolutamente un progetto di prevenzione, di messa in sicurezza del nostro territorio.
- In questo Paese siamo carenti in infrastrutture, sia a livello di manutenzione delle esistenti, sia nella realizzazione di nuove necessarie ed evolute anche in ottica di sostenibilità.
Occorre un programma partendo dalle priorità.
- Le nostre città, i nostri centri abitati, i fabbricati pubblici e privati: riqualificare da un punto di vista energetico, di sicurezza sismica, di decoro; rispondere alle nuove esigenze fatte di spazi, di verde, di minor inquinamento, di servizi, di mobilità leggera, di ambiente più vivibile. Il progetto non può che essere a medio-lungo termine, ma coerente con gli obiettivi della transizione ecologica per gli edifici pubblici e privati fissati al 2050, e deve essere sostenuto da contributi pubblici, magari nell’ambito di un programma europeo. Una parte di famiglie da sole non potranno mai farcela. Un progetto sostenibile, quindi, sia dallo Stato che dai privati.
Occorre rivedere normative esistenti (alcune veramente datate) e definirne altre più specifiche, appropriate, stabili e strutturali.
I mezzi per attuare il progetto: rigenerazione urbana, riqualificazione anche con demolizione e ricostruzione, Partenariato Pubblico-Privato, istituto da valorizzare (si tratta di investimenti privati su interventi di interesse pubblico). Ma anche appalto integrato, O.E.P.V., procedure dove la professionalità e l’esperienza dell’impresa possono contribuire a migliorare gli interventi.
Tutta questa riqualificazione dovrà incidere sul tessuto sociale, su quello economico, culturale e del tempo libero.
In questo scenario consegneremmo un Paese migliore alle nuove generazioni, e i giovani potrebbero affacciarsi al nostro mondo, scoprendone il valore, sapendo di avere la possibilità di crescere, di far emergere il proprio talento.
Potrebbero convincersi, noi già lo siamo, costruire è il più bello e stimolante mestiere che esista.
Ma occorre per questo alzare l’asticella, fare un salto di qualità. Tutti. Non si può più improvvisare.
In questo contesto proprio noi, imprese ANCE, chiediamo, da tempo, che sia prevista una qualificazione per chi esercita questa attività.
Una qualificazione basata su preparazione, professionalità, dotazioni, garanzie, che può essere modulata per dimensioni di impresa o per importi di lavoro ma che deve esserci, a tutela sia degli interventi pubblici che del mercato privato.
In conclusione, domandiamoci cosa Ance Toscana si aspetti dal futuro o, meglio, cosa le imprese di Ance Toscana possano offrire al futuro della Toscana stessa.
L’edilizia è un settore trainante del PIL e dell’occupazione anche nella nostra regione, e noi vogliamo continuare a lavorare, a costruire per il benessere della Toscana, senza godere di privilegi o riserve, ma in un mercato trasparente che premi la professionalità delle imprese vere e strutturate, che apprezzi il loro legame con il territorio, imprese che garantiscano quel “buon lavoro”. Il buon lavoro che è stato il titolo della recente assemblea Ance a Roma.
Voglio, per chiudere, ricordare le parole espresse dal nostro Presidente della Repubblica in un suo recente intervento: “Le imprese sono al centro di un sistema di valori non solo economici, sono veicoli di crescita, di innovazione, di formazione, di cultura, di integrazione, hanno una responsabilità sociale.”
Permetteteci di essere tutto questo.
Grazie